di Vincenzo Carrozza *
“Entrò non visto il gran Priamo e, standogli accanto, strinse fra le sue mani i ginocchi d’Achille, baciò quella mano tremenda, omicida, che molti figliuoli gli uccise”.
Il vecchio re Priamo abbraccia le ginocchia di Achille e lo supplica: restituiscimi il corpo di mio figlio Ettore affinché possa piangerlo, rendergli omaggio funebre insieme a tutti i troiani.
In questo gesto di pietà c’è la storia, tutta, della nostra tradizione sul culto dei morti: la pietà, le lacrime, la supplica, la disperazione e il coraggio di un padre, il rispetto del nemico che concede.
Il corpo straziato di Ettore viene, così, restituito alla famiglia che se ne prenderà cura, che lo onorerà con solenni funerali. Così come il corpo flagellato di Gesù, il Cristo di Dio, viene restituito alla madre Maria e ai discepoli perché abbia sepoltura. Perché venga bagnato dalle lacrime di Maria, delle donne pie e venga custodito in un luogo sacro: il santo sepolcro. Passano secoli dalla tradizione pagana dei morti alla tradizione cristiana, ma per noi locridei non cambia molto.
I morti straziati dalla lupara, dalle malattie, dagli incidenti o dal tempo appartengono alla famiglia. La famiglia li onora pubblicamente con il pianto nella veglia, li onora con i funerali e con la sepoltura in un luogo sacro. Il luogo sacro è però privato, appartiene al morto e alla sua famiglia, ci piace pensare, quasi per l’eternità.
E il luogo sacro è una tomba dove le madri piangono, si graffiano il viso, si sciolgono i capelli. La tomba è il luogo sacro dove un’iscrizione ricorda il figlio, il padre, la madre che dormono, godendo l’eterno riposo: eterno riposo dona a loro Signore. E la tomba è secondo le possibilità della famiglia, semplice o più appariscente, ma sempre sobria. La tomba è il luogo della pena dei vivo, dell’amore, della devozione per i morti.
È, il sepolcro, il Santa santorum dell’anima di chi ancora vive e di chi è morto. È il punto di contatto fisico, l’ultimo abbraccio, “l’eterno”. Si dice, con enfasi, che il cimitero di Locri sia stato tolto dalle mani delle mafie, bene!
È dunque il luogo sacro dopo essere stato tolto alle “mafie” viene in pratica “finanziato” attraverso un consorzio dalle banche per renderlo decoroso. Dieci milioni di euro per rendere la dimora dei morti di Locri “decorosa”, affidandola a terzi, terzi che quei dieci milioni concessi dalle banche, dovranno restituire alle stesse banche, con gli interessi, una volta che avranno reso “decorosa” la dimora dei nostri morti.
Non c’è molto da capire: siete voi disposti, o locresi a pagare questi 10 milioni di euro? Perché voi dovrete pagarli con gli interessi. Siete voi disposti o locresi ad affidare la casa dei vostri cari morti alle banche? Oppure può esserci, oltre le mafie e le banche una alternativa? Magari sfruttando i fondi del PNRR si potrebbe davvero avere un cimitero finalmente decoroso, a prova di mafie e di banche, perché no?
*: chirurgo di guerra