R. & P.
Leggendo il pezzo dal titolo: “Locri. Colpo di scena: domani arriva
Conte, ma non visita l’ospedale”, la tentazione di scrivere lo
sconforto, di fronte a quello che si stava annunciando come un rituale
stantio, è stata tanta. Tuttavia, frenando i primi istinti, ho scelto di
attendere l’evoluzione degli eventi, confidando che il premier del
“governo del cambiamento” potesse sorprenderci.
La realtà, purtroppo, è stata perfino peggiore dei presagi. Il
Presidente del Consiglio, di fatto, è stato ostaggio degli apparati e
della burocratica organizzazione dell’evento. L’apice lo si è toccato a
Locri. Il primo ministro, anziché incontrare le istituzioni locali nel
luogo della democrazia cittadina, il Palazzo Comunale, le ha ricevute
all’interno della stazione dei Carabinieri. Eppure Locri, un po’ il
capoluogo della nostra area, ha un Municipio bello, antico, funzionale,
con una suggestiva sala del Consiglio Comunale – santuario della
democrazia elettiva – che ben avrebbe potuto ospitare un così
significativo avvenimento istituzionale, pur nella estrema povertà dei
contenuti trattati. Invece, si è lasciato la regia di ogni cosa alla
prefettura reggina e al suo vertice, che, nell’impostazione coloniale,
che ne contraddistingue l’operato, ha relegato cinque sindaci dentro uno
spazio militare. E non ci si racconti, per amor di patria, la storiella
delle “ragioni di sicurezza”. Perché, ricordo a me stesso, Romano Prodi,
da capo del governo e Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica,
hanno incontrato cittadini ed istituzioni in luoghi aperti al pubblico.
Il Capo dello Stato, addirittura, allo stadio comunale.
Lungi da me esprimere giudizi negativi nei confronti dell’Arma. Anzi,
fino a quando non sono stato rinnegato, la sede del Gruppo Carabinieri
l’ho frequentata con assiduità, in un rapporto di leale collaborazione,
sempre portato avanti dalla mia Amministrazione. Ciò, però, non mi
impedisce di ritenere che quella non fosse la location più adatta per
questo tipo di appuntamento, peraltro con la costante e ingombrante
presenza, in un incontro politico-istituzionale, del prefetto, apparso
finanche nella photo opportunity.
Sostituiamo, allora, a Herat, in Afghanistan, Locri. Mettiamo al posto
della base militare di Camp Arena la stazione dei Carabinieri di via
Cusmano. E la visita del presidente Conte a Locri ben potrebbe apparire
come un qualunque vertice in uno qualsiasi degli scenari di guerra, nei
quali l’Italia è impegnata nel mondo. L’impostazione è identica. Lo
scenario sovrapponibile.
E’ evidente, allora, che si è voluto dare l’ennesimo taglio criminale a
questo momento, vuoto di contenuti effettivi per il nostro territorio.
Malgrado ciò, però, non è stato affrontato il tema dei temi, l’arma di
distruzione di massa in mano agli apparati, quello dello scioglimento
dei consigli comunali. Mi auguro, dal profondo del cuore, che non si
avveri la profezia di Martin Niemoller. «Prima di tutto vennero a
prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero
a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi
vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano
fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente,
perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era
rimasto nessuno a protestare».
Domenico Vestito