di Simona Masciaga
ROCCELLA IONICA – Estro, virtuosismo, bravura esecutiva, padronanza scenica e perfetta interazione sinergica, è ciò che il Trio Metamorphosi ha messo in scena, domenica all’ Auditorium di Roccella Ionica. Su testo di Maria Letizia Compatangelo, scenografa,regista e saggista, il trio, composto da Franco e Angelo Pepicelli e Mauro Loguercio, pianoforte, violoncello e violino, la pièce teatrale e musicale ha coinvolto il pubblico in una originalissima performance nel proprio genere: non un reading concert(come oggi è di costume) ma una reale prosa di elevato gusto sia interpretativo che narrativo.
Musicisti che diventano attori consapevoli del ruolo assunto: una storia vera, reale, nata dalla realtà degli eventi e trasposta in pièce teatrale da una mente geniale, (ci consenta il ..un po’ folle in senso benevolo) di Maria Letizia Compatangelo.
Così genio e virtuosismo si uniscono dando vita al Beethoven in Vermont, un’ opera unica fondata sulla realtà degli eventi dove Adolf ed Hermann Busch con l amico Rudolf Serkin, ebrei, sfuggiti in America dallo sterminio hitleriano, si trovano ad organizzare il Marlboro festival (ancora esistente e faro per musicisti emergenti) ma quale autore esibire?
Ravel, Debussy, Schubert, Schumann, oppure lo Sturm und Drang di un sordo che ha la potenza di travolgere, sconvolgere attraverso le sue sinfonie?
Si, Ludwig van Beethoven! Nato a Bonn nel 1770, il cui padre ne voleva emulare un piccolo Mozart ma, contrariamente ad egli,che componeva su commissione, Beethoven era uno spirito libero, fiero: la vera rivoluzione musicale presente nelle sue composizioni dai semplici fogli d album alle sinfonie più complesse; dalla Patetica all’Eroica dedicata a Napoleone, dalla quinta (Sinfonia del destino) che colpisce per la necessità ” Kantiana” nel suo martellante, incongruente, semplice tema posto su 4 note in do minore con un sol sol sol mi bemolle (mai visto prima di allora tanta semplicità in una ouverture sinfonica!)
Ovviamente, dulcis in fundo l’Inno alla gioia! Beethoven, pur essendo un tedesco e non avendo vissuto il periodo nazista, guardava oltre attraverso il linguaggio internazionale della musica.
Breve intervista a noi concessa dal Trio Metamorphosis e Maria Letizia Compatangelo
Complimenti a parte per la performance e soprattutto per il virtuosismo oltre che tecnica esecutiva impeccabile, un Beethoven naturale senza ghirigori o artifizi, proprio così per come scritto, ma siamo stati colpiti più che altro dalla recitazione, non un reading concert bensì una prosa d avanguardia post nazista, un po’ Brecht, un po’ Strehler ma sicuramente molta verità.
Questo è un complimento notevole, non ci aspettavamo tanto. Sicuramente il nostro ” virtuosismo” è determinato dalla passione e ogni nota eseguita può variare nell’espressione, nel timbro e nel valore: può sembrare identica ma non lo è. Noi siamo insieme dal 2005, abbiamo realizzato l’Integrale di Schumann e l’Integrale di Beethoven il quale ha affascinato Maria Letizia Compatangelo e ci ha coinvolto in questo progetto.
Maria Letizia Compatangelo, le migliori opere nascono dalla follia, dall’intuito e dall’estro, lei ha fatto centro.
Si ho trovato col trio ciò che cercavo per mettere in scena il Beethoven in Vermont. Realtà storica, fondata veramente dai fratelli Busch e da Serkin e ancora esistente a Marlboro. Il Trio Metamorphosis è stupendo, insieme da ben 18 anni, affiatati e di larga intesa oltre ad essere dei musicisti impeccabili, quindi il lavoro è stato piacevole e interessante
18 anni insieme, intesa perfetta sia nell’esecuzione dei brani, negli attacchi, nelle pause ma abbiamo notato tanta goliardia, ammiccamenti, risate trattenute dal buon senso ed educazione, simbiosi perfetta.
La sua attenzione è mirabile! Certamente se dovessimo scrivere tutto ciò che succede dietro le quinte o durante le prove sarebbe una comica assicurata. Lei ha ben colto lo spirito di lavoro: ci si diverte lavorando.
Nel testo recitato appare spesso il concetto di bellezza, perfezione. Ma secondo voi cosa è bellezza e perfezione?
Bellezza è armonia, l’intero creato, l’equilibrio del mondo, la ricerca continua della perfezione che porta ad unica perfezione che è Dio. Dio è musica, è armonia.
Compositori tedeschi o italiani? Melodramma italiano, Verdi o Puccini?
Domanda insidiosa, tedeschi per la musica da camera senza dubbio, melodramma è un fenomeno prettamente italiano, ovviamente l’Otello di Verdi e il dramma della gelosia in musica è il top ma in base ai giorni e all’umore, l’autore è poco importante, sono le note in sequenza che parlano una lingua mondiale.