SIDERNO – Il secondo congresso di circolo del Partito Democratico sidernese si è risolto con un esito plebiscitario a favore del segretario uscente Mariateresa Fragomeni, che ha ottenuto quasi dieci volte i consensi dello sfidante Francesco Lombardo, candidato della lista “Progressisti”, espressione della minoranza interna del partito, quella composta anche dall’ex capogruppo in consiglio comunale Paolo Fragomeni.
Non solo. Il consiglio direttivo ora è interamente composto da militanti fedeli alla linea della commercialista, di cui tre provenienti dall’esperienza del movimento civico di Alleanza per Siderno (che nel 1994 e nel 1996 amministrò la città col suo leader e sindaco Mimmo Panetta): Cecè Carnà, Marcello Cordì e Marinella Pagnotta; e cinque esponenti che invece si sono avvicinati al Pd negli ultimi anni, quando il segretario era già Mariateresa Fragomeni e il leader carismatico lo stesso Panetta: Alessandro Archinà, Laura Rullo, Giuseppina Massara, Gabriella Boccuti e Francesco Barillaro. Due piccioni con una fava, dunque, per quelli che nel linguaggio corrente vengono definiti “i panettiani” dopo un triennio di aspre divisioni interne e scontri dialettici tra la maggioranza che dopo le Regionali 2010 ha perso l’ex consigliere regionale Luciano Racco e la minoranza interna che ha pagato più del dovuto, in termini numerici, l’abbandono di Enzo Antico, Alessia Ferraro e tutta l’ala fedele al consigliere provinciale Pietro Fuda. Insomma, è un Pd monocolore quello che ricomincerà la sua attività di circolo una volta terminata la festa patronale a Siderno. Un circolo, quello di via Portosalvo, che rispecchia la composizione del gruppo consiliare che fece opposizione all’allora amministrazione Ritorto dal maggio del 2011 al maggio del 2012. E se i numeri non si discutono, non mancano i quesiti per cercare di capire le ragioni della pesante sconfitta della lista di minoranza, la cui genesi, per la stessa ammissione della “dissidente” del Pd sidernese Mariagrazia Messineo va ricercata nell’esigenza di “smarcarsi” dalla linea della segreteria, spesso oggetto di aspre critiche durante i tre anni appena trascorsi. Sarà anche vero che la mancanza di confronto all’interno del partito per cercare una soluzione tesa a ottenere una candidatura condivisa da tutte le sue anime e all’insegna della discontinuità, ha indotto Paolo Fragomeni e i suoi a “reagire” proponendo una candidatura alternativa, ma è legittimo chiedersi come mai un ex consigliere comunale, un ex segretario cittadino degli allora Ds e, soprattutto, un politico capace e accorto come Franco Lombardo abbia accettato di candidarsi alla segreteria del partito pur sapendo che per la data del congresso sarebbe stato fuori sede per impegni familiari precedentemente assunti e quindi sarebbe stato impossibilitato perfino a votare. Colpa della solita “sindrome di Tafazzi” di certa sinistra? La stessa lista che sosteneva la sua candidatura, era composta, in maggioranza, da familiari e stretti congiunti di Paolo Fragomeni e Mariagrazia Messineo, da sempre assai critici verso il “nepotismo” panettiano che l’ex sindaco avrebbe manifestato supportando fin dal primo congresso del 2009 la candidatura di sua cugina Mariateresa Fragomeni alla segreteria del circolo. Ora saranno loro, quelli della minoranza critica e interna, a dover riflettere sulle ragioni che hanno determinato una sconfitta così pesante da averli tenuti fuori dal comitato direttivo del partito. Loro che, nei mesi scorsi aderirono al movimento civico di “Siderno Libera” spiegando chiaramente che la scelta non era incompatibile con lo statuto del Pd ora sono a un bivio: rimanere ad animare le (rare) assemblee degli iscritti al Pd o impegnarsi in maniera massimale per la costruzione di un progetto politico condiviso all’interno di Siderno Libera. Come sempre, lo scopriremo solo vivendo. E se è vero che molti degli iscritti che hanno votato Mariateresa Fragomeni non frequentano il circolo e magari si sono recati alle urne perché sollecitati da parenti e amici, è altresì evidente che questi ultimi hanno dimostrato quella capacità di coinvolgimento che i membri della minoranza interna, evidentemente, stando ai numeri non hanno avuto. Nessuno, infatti, può essere incolpato per il consenso ricevuto e il voto di ogni tesserato vale “uno” indipendentemente dall’impegno profuso all’interno del partito. Nella nota pubblicata dai giornali stamattina Mariagrazia Messineo ribadisce che lei e gli altri “dissidenti” non cercavano poltrone ma volevano soltanto rappresentare la loro idea diversa di gestione del circolo. Pienamente legittimo. Meno opportuno, dopo l’esito del voto, il richiamo a vecchie polemiche sulla linea del partito cittadino. Ora le polemiche appartengono alla storia. Quella stessa storia che domenica pomeriggio ha consegnato gli organi che contano alla vecchia maggioranza interna che ora risulta essere totalitaria. E le riflessioni, come loro stessi insegnano, le deve fare chi perde i confronti elettorali, non chi li vince.
GIANLUCA ALBANESE